Fin dalla seconda metà dell’Ottocento la linea ferroviaria statale lungo la costa catanese ha costituito una cesura tra la città e il mare. E se fino a pochi anni fa questo problema poteva addirittura essere ampliato, con un progetto di raddoppio in pieno centro storico che avrebbe comportato nuove trincee e demolizioni, grazie all’opposizione del Comune e del mondo civico oggi si è scelta una strada diversa che riesce a soddisfare da un lato le legittime esigenze di mobilità metropolitana e dall’altro il recupero e la valorizzazione degli spazi urbani, con il ritorno a un tessuto permeabile tra il centro storico e il mare su cui si affaccia.
A distanza di anni dalle prime ipotesi progettuali, con una delibera pubblicata ieri, 11 maggio 2018, la giunta comunale di Catania ha approvato il nuovo percorso proposto da RFI per il raddoppio ferroviario dalla stazione di Catania Centrale ad Acquicella, nell’ambito del “Nodo di Catania”.
Per meglio chiarire il tema che stiamo affrontando, di primaria importanza per la città di Catania, ecco un’introduzione riepilogativa dell’evoluzione del progetto di passante ferroviario nell’ultimo decennio.
L’ulteriore allontanamento della città dal mare a causa della cintura ferroviaria in pieno centro, che si sarebbe perpetutato con il progetto di raddoppio di RFI ancora valido sino a meno di un decennio fa, insieme con la perdita della possibilità di recupero di spazi urbani in pieno centro storico sacrificati per l’infrastrutturazione ferroviaria, è stato scongiurato. Bisogna ricordare che con l’ormai abbandonato progetto ufficiale di creazione di un passante ferroviario ad uso metropolitano con nuove fermate urbane, Rfi aveva avviato un percorso progettuale inteso a porre parziale rimedio alla cesura tra il mare e la città, prevedendo l’interramento del fascio di binari lungo la scogliera del Caito nonché della stazione centrale, ma manteneva il vecchio tracciato dal Passiatore in poi, verso sud, vincolando quindi gli Archi della Marina (struttura che per metà risale all’Ottocento) ad un uso ferroviario nel lungo termine, nulla risolevendo, quindi, da un punto di vista urbanistico, lungo tutta l’area del centro storico interessata.
Un progetto che, in quest’area, sarebbe stato molto invasivo dal punto di vista urbanistico e architettonico, poiché era prevista una stazione proprio sugli Archi (Duomo-Castello Ursino), all’altezza della Villa Pacini, che oltre a “stressare” la struttura del viadotto insieme con un più frequente passaggio di treni (ed è facile immaginare successivi interventi di sostegno, esterni ed invasivi), avrebbe comportato anche un’imponente intervento per limitare l’impatto acustico che si sarebbe tradotto in una visivamente poco sostenibile doppia barriera sugli Archi, proprio a due passi dalle Mura di Carlo V, dal transetto normanno della cattedrale e dalla sua cupola barocca.
Inoltre, il raddoppio da effettuarsi lungo lo stesso percorso dal bivio Zurrìa ad Acquicella avrebbe significato anche raddoppiare la trincea ferroviaria nella zona delle Terme dell’Indirizzo, aumentando quindi la cesura esistente nel tessuto urbano, e imponendo anche la demolizione di diversi edifici del tardo Settecento e dell’Ottocento nella zona del Castello Ursino. Un sacrificio enorme in nome della mobilità, e infatti la Città di Catania, mettendo per una volta d’accordo tutti gli schieramenti politici e le associazioni civiche, si oppose in modo deciso, rifiutando non tanto, ovviamente, il concetto di passante ferroviario urbano, di indubbia utilità, quanto il modo di realizzarlo.
Nel 2013, così, Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) rinunciò formalmente al progetto già avviato, nell’area a sud della stazione centrale, promettendo di avviare un nuovo iter progettuale che tenesse conto delle istanze della città. Istanze, oltretutto, che il Comune di Catania tradusse in una nuova proposta progettuale, realizzata dai tecnici dell’Università degli Studi di Catania con il PRG La Greca del 2012, e che ha rappresentato per Rfi la nuova base su cui partire.
A seguito dell’opposizione della Città di Catania, RFI ha proposto, negli anni successivi, alcune nuove ipotesi progettuali:
- Soluzione Porto 1
- Soluzione Archi
- Soluzione Dusmet
- Soluzione Porto 2
In prima istanza si è esclusa la soluzione Dusmet che prevedeva l’interruzione totale del traffico veicolare su via Dusmet e la soluzione Archi che prevedeva interferenze con il fabbricato della vecchia dogana, la demolizione di parte degli Archi della Marina e l’interruzione del traffico veicolare su via Dusmet.
La soluzione Porto 2, di cui vi avevamo dato notizia in questo articolo, prevedeva un percorso sino ad Acquicella interrato, con la realizzazione di un tunnel con le nuove fermate di Porto e Ursino e il seminterramento di Acquicella.
Giungiamo, quindi, ai giorni scorsi con l’avanzamento delle indagini in situ e la nuova proposta progettuale aggiornata, adesso in vigore.
RFI aveva avviato la redazione di un progetto preliminare relativo al nodo Catania basandosi sull’ipotesi Porto 1, che prevedeva l’interramento della Stazione Centrale e il raddoppio della tratta Catania Centrale-Acquicella con le fermate Duomo/Porto, Ursino e Acquicella, sviluppato a seguito del progetto di fattibilità concluso nel 2016 per la quale la giunta comunale aveva espresso parere favorevole. Ipotesi poi affinatasi e trasformatasi nella variante/nuova ipotesi progettuale Porto 2.
Lo sviluppo del progetto preliminare ha visto l’esecuzione di sondaggi geotecnici/geologici, anche sotto il profilo archeologico, per le necessarie modellazioni strutturali e di affinamento del tracciato.
A valle dei sondaggi sono emerse delle criticità che avrebbero interessato la Fermata Ursino: i cedimenti prodotti in superficie dal sistema di gallerie e dagli scavi a cielo aperto, sarebbero stati piuttosto rilevanti e in relazione a tali cedimenti sarebbe stato necessario sgomberare, per un periodo di tempo non inferiore ai 2/3 anni, circa 80 unità immobiliari.
È inoltre emerso che le attività di scavo risultavano sì essere compatibili con le Terme dell’Indirizzo, ma occorrevano interventi massicci di consolidamento in fase di scavo atti a ridurre i cedimenti, con notevoli opere di messa in sicurezza preventiva dell’edificio stesso.
A seguito di vari tavoli tecnici, in data 21 marzo 2018 si è svolta una riunione presso la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania, nel corso della quale sono stati illustrati gli approfondimenti tecnici sul tratto di galleria in prossimità delle Terme dell’Indirizzo e sulla fermata Ursino, evidenziando in particolare che il nuovo tracciato risulta avere un rischio archeologico non rilevante. A conclusione dell’incontro la Soprintendenza ha inoltre chiesto che il nuovo tracciato non sottopassasse la Chiesa di San Sebastiano.
È stato quindi redatto un nuovo progetto preliminare partendo dall’ipotesi Porto 2, ma con alcune varianti sulla base delle criticità emerse sopra citate.
Gli aspetti salienti della modifica del tracciato della predetta soluzione, che hanno portato a una nuova soluzione denominata Porto 3 che è stata approvata dalla giunta comunale, sono:
- Miglioramento dell’ingresso per la fermata Duomo/Porto da piazza Paolo Borsellino;
- Trasformazione del tratto di ferrovia dismessa tra piazza Borsellino e Castello Ursino in un percorso ciclopedonale di ricucitura orientato a favorire la continuità degli spazi del tessuto urbano;
- Eliminazione della fermata di Catania Acquicella, la cui funzione risulta assorbita dalla nuova fermata di San Cristoforo.
La nuova soluzione prevede un tracciato lungo 4.790 m di cui:
- Lunghezza galleria: 3.760 m;
- Lunghezza galleria naturale: ~ 1.160 m;
- Lunghezza galleria artificiale: ~ 2.360 m;
- Lunghezza galleria artificiale darsena: ~ 240 m.
- Variante Porto 3 approvata dal Comune di Catania
La soluzione Porto 3, secondo i progettisti, riuscirà a coniugare la visione trasportistica e la visione urbanistica per favorire, con l’interramento della ferrovia, la permeabilità fra mare e città per ridurre la scissione fra spazio urbano e spazio portuale, facendo dialogare centro urbano, porto e mare.
Il nuovo tracciato e le stazioni della nuova ferrovia ipogea, nelle parti fuori terra, saranno inoltre interessate da interventi di riqualificazione del waterfront e delle zone d’interazione della città con il porto e la ferrovia.
Verrà migliorato l’attuale sistema di trasporto collettivo a servizio dell’abitabilità del territorio, realizzando tre nuove “smart stations” come poli per la mobilità integrata (ferro, gomma, aria, acqua);
Nel tratto di ferrovia dismessa tra Piazza Paolo Borsellino e il Castello Ursino si prevede un percorso ciclopedonale di ricucitura orientato a favorire la continuità tra gli spazi del tessuto urbano, da realizzarsi sull’attuale trincea ferroviaria e sugli Archi della Marina che si poggiano sulla Villa Pacini.
Nel quartiere di San Cristoforo è prevista una nuova fermata tra le antiche case terrane, la cui realizzazione sarà indipendente dalla ferrovia e subordinata al diradamento e alla dilatazione dello spazio pubblico per consentirne la fruizione.
Si propone un concept delle stazioni con soluzioni progettuali misurate e limitati impatti visivi e funzionali a salvaguardia dell’Eccezionale Valore Universale tutelato dall’UNESCO del centro storico di Catania. Inoltre, si prevedono interventi di nuove destinazioni d’uso per le opere ferroviarie dismesse attraverso rimozione o riqualificazione delle stesse: interventi sui quali è chiamato a esprimersi il Comune di Catania.
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Stancanelli ch efaceva il no TAV non ce lo vedo, al massimo il fascista. Mamma mia speriamo che non ritornino questi unni. Tremo all’idea di Pogliese sindaco.